di Mario Bonnard, (It 1949 - 106')
mercoledì 9 febbraio 2011
Ingresso Gratuito
Teatro Monteverdi ore 10.00
Così Federico Fellini raccontò La città dolente. Il regista fu tra gli scenggiatori dell'unico film su Pola e sugli esuli. Venne girato nel 1948. E’ la storia di Berto, un operaio italiano di Pola che, convinto da un amico, nonostante la partenza della stragrande maggioranza dei suoi concittadini e anche di sua moglie e del figlioletto, decide di restare. Ma, poco tempo dopo, si ritrova disilluso, amareggiato, senza lavoro. Per aver manifestato apertamente il suo dissenso nei confronti del nuovo sistema, viene arrestato e inviato in un campo di concentramento per essere “rieducato”.
La città dolente è realizzato nell’autunno del 1948, quindi è un film quasi contemporaneo a quegli storici avvenimenti, e viene distribuito nel marzo del 1949. E’ la storia di Berto, un operaio italiano di Pola che, convinto da un amico, nonostante la partenza della stragrande maggioranza dei suoi concittadini e anche di sua moglie e del figlioletto, decide di restare. Ma, poco tempo dopo, si ritrova disilluso, amareggiato, senza lavoro. Per aver manifestato apertamente il suo dissenso nei confronti del nuovo sistema, viene arrestato e inviato in un campo di concentramento per essere “rieducato”. Riesce a fuggire e a raggiungere la costa. Trovata una barca, cerca di dirigersi verso l’Italia, ma le guardie di frontiera lo uccidono con una raffica di mitragliatrice.
Il film è diretto da Mario Bonnard, prolifico regista, attivo sin dai tempi del muto. La sceneggiatura è di tre nomi famosi: Federico Fellini, Anton Giulio Majano e Aldo De Benedetti. Se scarsamente noti appaiono oggi i nomi degli interpreti, Luigi Tosi, Gianni Rizzo, Barbara Costanova, interessante è la presenza nel cast dell’attrice americana Constance Dowling, nel ruolo di Lubitza, la funzionaria del partito comunista jugoslavo che, diventata l’amante di Berto, cerca di fare di lui un propagandista del partito. Constance Dowling e sua sorella Doris, attrici già abbastanza note nel cinema hollywoodiano, erano venute in Italia nel 1947, come parecchi altri attori americani, allora molto richiesti per ragioni di richiamo divistico e di distribuzione commerciale. Quanto a Doris, il suo ruolo più famoso è quello di mondina, a fianco di Silvana Mangano e Vittorio Gassman, in Riso amaro (1949) di Giuseppe De Santis. Constance, che interpretò anche Addio Mimì (1947) di Carmine Gallone e Miss Italia (1950) di Duilio Coletti, con Gina Lollobrigida, è rimasta soprattutto famosa per la sua relazione amorosa con Cesare Pavese. Lo scrittore conobbe le sorelle Dowling a Roma alla fine del 1949 e rimase subito folgorato da Constance. L’attrice però, dopo pochi mesi, lo lasciò senza alcuna spiegazione. Ciò fu per Pavese motivo di profondo sconforto. In un cassetto dello scrittoio della camera d’albergo di Torino in cui si suicidò il 27 agosto 1950 vennero trovate le sue ultime poesie dedicate proprio a Constance Dowling, che furono pubblicate l’anno successivo con il titolo Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. A lei Casare Pavese dedicò anche il famoso romanzo La luna e i falò (1950).
La città dolente si avvale della fotografia dell’allora giovanissimo Tonino Delli Colli, alle cui scene ricostruite in studio o girate in esterni vengono efficacemente collegate e inframezzate in sede di montaggio parti documentaristiche relative all’esodo da Pola filmate da Enrico Moretti e dall’operatore cinematografico triestino Gianni Alberto Vitrotti, in particolare brani dei documentari Pola, una città che muore e Addio, mia cara Pola, tra cui le immagini, diventate famose, dell’imbarco dei profughi con le loro masserizie sulla motonave “Toscana”, che, messa a disposizione dal Comitato esodo del governo italiano, compie dodici viaggi tra Pola e Venezia e Pola e Ancona tra il 3 febbraio e il 20 marzo 1947. Anche l’incipit di La città dolente, secondo uno stile molto in voga nel cinema italiano dell’epoca, è di tipo apertamente documentaristico. Dopo la scritta “Alla Madre che sempre conosce ed accetta lo spirito di sacrificio”, un’ampia magnifica panoramica, partendo dall’arena, mostra il golfo di Pola, con la voce fuori campo che illustra: “Questa è Pola, adagiata su sette colli, a somiglianza di Roma... l’anfiteatro, uno dei più grandiosi della latinità, costruito durante l’impero di Augusto, tutto in pietra d’Istria chiara e purissima. Tutto è tipicamente italiano... alle voci della latinità si uniscono i segni di Venezia...”. Dopo le immagini del glorioso passato, ecco sintetizzato, sempre con materiale documentario, il drammatico presente: “Alle 11 del 10 febbraio 1947 a Parigi la fine di Pola era suggellata... la tragedia è nell’aria... lo sgombero è già cominciato... è un’intera città che muore...” Nello stretto intreccio tra dramma privato e tragedia storica costruito dalla sceneggiatura viene inserito anche un riferimento a un fatto famoso di quel giorno: l’attentato di Maria Pasquinelli nei confronti del comandante della guarnigione britannica di Pola.
Prodotto dalla Istria-Scalera Film, La città dolente in una prima fase è distribuito dalla Scalera. Ha poi una seconda uscita nel circuito parrocchiale tramite la San Paolo Film. Nel 1985, quando questa cessa la sua attività di distribuzione di pellicole per dedicarsi all’attività distributiva di videocassette, diventanto San Paolo Audiovisivi, i materiali in pellicola vengono acquisiti dall’Istituto Luce. Il film, comunque, grazie a qualche passaggio televisivo negli anni successivi, non viene dimenticato. Riconosciutone il valore documentario, la pellicola nel 2008 è stata restaurata dall’Istituto Luce, in collaborazione con la Cineteca Nazionale e la Cineteca del Friuli, ed è ritornata all’attenzione di storici del cinema, critici e pubblico all’ultima Mostra del Cinema di Venezia all’interno di una rassegna dedicata alla “Storia segreta del cinema italiano” curata da Sergio Toffetti e Tatti Sanguineti. (Messaggero Veneto, 6 febbraio 2009.
Il film è diretto da Mario Bonnard, prolifico regista, attivo sin dai tempi del muto. La sceneggiatura è di tre nomi famosi: Federico Fellini, Anton Giulio Majano e Aldo De Benedetti. Se scarsamente noti appaiono oggi i nomi degli interpreti, Luigi Tosi, Gianni Rizzo, Barbara Costanova, interessante è la presenza nel cast dell’attrice americana Constance Dowling, nel ruolo di Lubitza, la funzionaria del partito comunista jugoslavo che, diventata l’amante di Berto, cerca di fare di lui un propagandista del partito. Constance Dowling e sua sorella Doris, attrici già abbastanza note nel cinema hollywoodiano, erano venute in Italia nel 1947, come parecchi altri attori americani, allora molto richiesti per ragioni di richiamo divistico e di distribuzione commerciale. Quanto a Doris, il suo ruolo più famoso è quello di mondina, a fianco di Silvana Mangano e Vittorio Gassman, in Riso amaro (1949) di Giuseppe De Santis. Constance, che interpretò anche Addio Mimì (1947) di Carmine Gallone e Miss Italia (1950) di Duilio Coletti, con Gina Lollobrigida, è rimasta soprattutto famosa per la sua relazione amorosa con Cesare Pavese. Lo scrittore conobbe le sorelle Dowling a Roma alla fine del 1949 e rimase subito folgorato da Constance. L’attrice però, dopo pochi mesi, lo lasciò senza alcuna spiegazione. Ciò fu per Pavese motivo di profondo sconforto. In un cassetto dello scrittoio della camera d’albergo di Torino in cui si suicidò il 27 agosto 1950 vennero trovate le sue ultime poesie dedicate proprio a Constance Dowling, che furono pubblicate l’anno successivo con il titolo Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. A lei Casare Pavese dedicò anche il famoso romanzo La luna e i falò (1950).
La città dolente si avvale della fotografia dell’allora giovanissimo Tonino Delli Colli, alle cui scene ricostruite in studio o girate in esterni vengono efficacemente collegate e inframezzate in sede di montaggio parti documentaristiche relative all’esodo da Pola filmate da Enrico Moretti e dall’operatore cinematografico triestino Gianni Alberto Vitrotti, in particolare brani dei documentari Pola, una città che muore e Addio, mia cara Pola, tra cui le immagini, diventate famose, dell’imbarco dei profughi con le loro masserizie sulla motonave “Toscana”, che, messa a disposizione dal Comitato esodo del governo italiano, compie dodici viaggi tra Pola e Venezia e Pola e Ancona tra il 3 febbraio e il 20 marzo 1947. Anche l’incipit di La città dolente, secondo uno stile molto in voga nel cinema italiano dell’epoca, è di tipo apertamente documentaristico. Dopo la scritta “Alla Madre che sempre conosce ed accetta lo spirito di sacrificio”, un’ampia magnifica panoramica, partendo dall’arena, mostra il golfo di Pola, con la voce fuori campo che illustra: “Questa è Pola, adagiata su sette colli, a somiglianza di Roma... l’anfiteatro, uno dei più grandiosi della latinità, costruito durante l’impero di Augusto, tutto in pietra d’Istria chiara e purissima. Tutto è tipicamente italiano... alle voci della latinità si uniscono i segni di Venezia...”. Dopo le immagini del glorioso passato, ecco sintetizzato, sempre con materiale documentario, il drammatico presente: “Alle 11 del 10 febbraio 1947 a Parigi la fine di Pola era suggellata... la tragedia è nell’aria... lo sgombero è già cominciato... è un’intera città che muore...” Nello stretto intreccio tra dramma privato e tragedia storica costruito dalla sceneggiatura viene inserito anche un riferimento a un fatto famoso di quel giorno: l’attentato di Maria Pasquinelli nei confronti del comandante della guarnigione britannica di Pola.
Prodotto dalla Istria-Scalera Film, La città dolente in una prima fase è distribuito dalla Scalera. Ha poi una seconda uscita nel circuito parrocchiale tramite la San Paolo Film. Nel 1985, quando questa cessa la sua attività di distribuzione di pellicole per dedicarsi all’attività distributiva di videocassette, diventanto San Paolo Audiovisivi, i materiali in pellicola vengono acquisiti dall’Istituto Luce. Il film, comunque, grazie a qualche passaggio televisivo negli anni successivi, non viene dimenticato. Riconosciutone il valore documentario, la pellicola nel 2008 è stata restaurata dall’Istituto Luce, in collaborazione con la Cineteca Nazionale e la Cineteca del Friuli, ed è ritornata all’attenzione di storici del cinema, critici e pubblico all’ultima Mostra del Cinema di Venezia all’interno di una rassegna dedicata alla “Storia segreta del cinema italiano” curata da Sergio Toffetti e Tatti Sanguineti. (Messaggero Veneto, 6 febbraio 2009.
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